(ottobre 2016)
a cura di Nicola G. De Toma, Vincenzo F. Scala, Vinicio Ruggiero


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G

Ghiacciaio

Un ghiacciaio è un'enorme massa di ghiaccio localizzato nelle zone di medio-alta montagna e nelle regioni polari.  Si forma dalla neve che cade durante l'anno e che non riesce a sciogliersi. A partire da una certa altezza si formano masse di ghiaccio: questa altezza è chiamata limite delle nevi  permanenti . La neve che si accumula sopra questa altezza sotto forma di ghiaccio tende a scivolare verso il basso con una velocità di circa 40 - 100 metri all'anno. Il limite delle nevi persistenti è all'equatore di circa 4.550 metri s.l.m. In Italia questo limite varia dai circa 3.100 metri s.l.m. nella Val D'Aosta ai circa 2.500 nel Friuli. La completa trasformazione della neve in ghiaccio è un processo molto lento e può richiedere parecchie decine di anni.  Avviene per compattazione della neve sotto decine di metri di spessore. Questo porta all'espulsione dell'aria dagli interstizi tra i cristalli di neve  e alla formazione di aggregati più densi. Oltre alla compattazione, altri fattori intervengono nella formazione di accumuli di ghiaccio: per esempio l'esposizione a nord; la presenza del vento, che tende ad accumulare in alcuni punti la neve;  la quantità delle precipitazioni nevose; la presenza di superfici pianeggianti che formano bacini, dove la neve può accumularsi; la latitudine. I ghiacciai sono in movimento  continuo e la loro conformazione è diversa:  al loro interno possiamo trovare zone di ghiaccio puro e compatto , più resistente, oppure  zone di ghiaccio misto a detriti, bolloso e meno resistente. Il ghiacciaio generalmente non fa corpo, non si fonde, cioè, con il suolo, ma si posa su di esso lasciando degli spazi in cui scorrono le acque di fusione dello stesso ghiacciaio (torrenti sottoglaciali). Spesso sul ghiacciaio si formano dei CREPACCI, che sono spaccature del manto ghiacciato dovute alle forze di tensione a cui questo è sottoposto quando supera variazioni di pendenza del suolo (substrato). Questi si aprono perpendicolarmente alle forze di trazione quando queste raggiungono una certa intensità. Una serie di crepacci da luogo a tanti blocchi irregolari chiamati seracchi.                            
I ghiacciai possono essere classificati in base alla topografia e al clima della regione in cui si formano:

  1. ghiacciai alpini, che si formano ad alte quote, nelle catene montuose di tutto il mondo. Sono relativamente piccoli, si dispongono in genere tra valli modificandone la conformazione, e scavano ampie conche (circhi glaciali)
  2. Ghiacciai pedemontani, comuni soprattutto in Alaska, raggiungono i piedi di una catena montuosa e sono situati ad alte latitudini. In genere la base di questi ghiacciai è pianeggiante ed è ricoperta da strati di frammenti di roccia e suolo, su cui si possono sviluppare foreste (ghiacciaio Malaspina)
  3. Ghiacciai della calotta, sono ghiacciai particolari che ricoprono una gran parte delle isole dell'arcipelago delle Svalbard, sono frantumati ai margini e scendono fino al mare
  4. Ghiacciai continentali, che coprono la Groenlandia e l'Antartide. Sono enormi distese di ghiaccio dai cui margini in estate si staccano frammenti di grandi dimensioni che scendono amare, gli iceberg.

GPS (Global Position System) – Localizzatore Satellitare

Il Sistema di Posizionamento Globale (in inglese: Global Positioning System, abbreviato GPS è un sistema di posizionamento e navigazione satellitare civile che, attraverso una rete satellitare dedicata di satelliti artificiali in orbita, fornisce ad un terminale mobile (ricevitore GPS) informazioni sulle sue coordinate geografiche ed orario, in ogni condizione meteorologica, ovunque sulla Terra ove vi sia un contatto privo di ostacoli con almeno quattro satelliti del sistema. La localizzazione avviene tramite la trasmissione di un segnale radio da parte di ciascun satellite e l'elaborazione dei segnali ricevuti da parte del ricevitore. Il suo grado attuale di accuratezza è dell'ordine di alcuni metri, in dipendenza dalle condizioni meteorologiche, dalla disponibilità e dalla posizione dei satelliti rispetto al ricevitore, dalla qualità e dal tipo di ricevitore, dagli effetti di radiopropagazione del segnale radio in ionosfera e troposfera (es. riflessione) e degli effetti della relatività. Il progetto GPS è stato sviluppato nel 1973 per superare i limiti dei precedenti sistemi di navigazione, integrando idee di diversi sistemi precedenti, tra cui una serie di studi degli anni sessanta. Il GPS è stato creato e realizzato dal Dipartimento della Difesa statunitense (USDOD) ed originariamente disponeva di 24 satelliti. Il sistema è diventato pienamente operativo nel 1994. Il sistema di posizionamento si compone di tre segmenti: il segmento spaziale (space segment), il segmento di controllo (control segment) ed il segmento utente (user segment). Il segmento spaziale comprende da 24 a 32 satelliti. Il segmento di controllo si compone di una stazione di controllo principale, una stazione di controllo alternativa, varie antenne dedicate e condivise e stazioni di monitoraggio. Il segmento utente infine è composto dai ricevitori GPS. Attualmente sono in orbita 31 satelliti attivi nella costellazione GPS. Il principio di funzionamento si basa su un metodo di posizionamento sferico (trilaterazione), che parte dalla misura del tempo impiegato da un segnale radio a percorrere la distanza satellite-ricevitore. Il ricevitore deve risolvere un sistema di 4 incognite (latitudine, longitudine, altitudine e tempo) e per riuscirci necessita dunque di 4 equazioni. Dal 2010 il sistema è costituito da una costellazione di 31 satelliti NAVSTAR (navigation satellite timing and ranging), disposti su sei piani orbitali con una inclinazione di 55° sul piano equatoriale. Seguono un'orbita praticamente circolare  con raggio di circa 26 560 km viaggiando in 11 h 58 min 2 s, o metà giorno siderale.  Ciascun piano orbitale ha almeno 4 satelliti, e i piani sono disposti in modo tale che ogni utilizzatore sulla terra possa ricevere i segnali di almeno 5 satelliti. Ogni satellite, a seconda della versione, possiede un certo numero di orologi atomici (al cesio o al rubidio).                Il segmento di controllo è composto da:

  • una stazione di controllo principale (master control station);
  • una stazione di controllo principale alternativa (alternate master control station);
  • quattro antenne terrestri dedicate;
  • sei stazioni di controllo dedicate.

Il segmento utente è composto dalle centinaia di migliaia di ricevitori militari che usano il PPS e le decine di milioni di ricevitori degli utente civili, commerciali e scientifici che fanno uso del SPS. In generale i ricevitori si compongono di una antenna, un microprocessore e una sorgente di tempo (come un oscillatore al quarzo o un TCXO). Possono anche includere un display per fornire le informazione all'utente. Un ricevitore viene spesso descritto dal numero di canali di cui dispone che indica il numero di satelliti che è in grado di monitorare simultaneamente. Il numero di canali è stato incrementato progressivamente nel tempo. Tipicamente un moderno ricevitore commerciale dispone di un numero di canali compreso tra 20 e 32 anche se sono disponibili ricevitori con un numero maggiore. Esistono in commercio ricevitori GPS ("esterni"), interfacciabili mediante porta USB o connessioni senza fili, che consentono di realizzare navigatori GPS su vari dispositivi: palmari, PC, computer portatili e, se dotati di sufficiente memoria, anche telefoni cellulari. Per la navigazione esistono software appositi, proprietari o open source che utilizzano una cartografia, che può essere anch'essa pubblica o proprietaria. I dati di navigazione vengono generalmente forniti a PC o altri device attraverso il protocollo NMEA 0183. Sempre più spesso i ricevitori GPS sono integrati all'interno di smartphone, PDA, Tablet PC, orologi e vari oggetti di uso consumer adatti all'uso in mobilità.     Le applicazioni più comuni di un sistema di posizionamento e navigazione satellitare GPS sono la navigazione assistita sia passiva cioè con semplice rilevazione delle coordinate geografiche, sia attiva cioè con la possibilità, a partire dalla posizione locale, di ricevere indicazioni stradali con l'aiuto di un opportuno algoritmo, che sulla base ad una mappa stradale, presente in memoria sul dispositivo, calcola il percorso stradale più breve per giungere ad una certa destinazione reimpostata o semplicemente seguire determinate rotte aree e nautiche nella navigazione aerea e marittima. Altre importanti applicazioni sono in caso di emergenza/soccorso ovvero segnalazioni incidenti, infortuni, incendi e come radionavigazione nelle tipiche attività sportive all'aria aperta (es. trekking, alpinismo, cicloturismo, podismo ecc...).                         Solitamente per le applicazioni topografiche si usa un altro metodo per determinare la propria posizione con sufficiente precisione (la precisione di 10 metri, conseguibile nei normali ricevitori, è inaccettabile in topografia), ovvero la misura di fase dell'onda portante L1 e la risoluzione del numero delle ambiguità. Con metodi piuttosto complessi si arriva a una precisione anche di 2 ppm, ovvero 1 millimetro su un chilometro.      Curiosità: oltre al GPS, attualmente sono in uso o in fase di sviluppo altri sistemi. Il russo Global Navigation Satellite System (GLONASS) è stato impiegato solamente dai militari russi e sovietici, fino a quando è stato reso pienamente disponibile anche ai civili nel 2007. Alcuni moderni smartphone, come l'iPhone ed il Samsung Galaxy, presentano un'antenna in grado di riceve sia i segnali GPS sia i segnali GLONASS. La Cina ha realizzato il Sistema di posizionamento Beidou, per uso civile esteso a tutta l'Asia, ed il sistema di navigazione COMPASS (previsto per il 2020). L'India ha pianificato il sistema di navigazione regionale IRNSS, previsto nel 2012, che coprirà India ed Oceano Indiano. L'Unione europea ha in progetto il completamento di una propria rete di satelliti, il Sistema di posizionamento Galileo. Questo sistema  è un sistema duale, cioè nato per compiti sia civili che militari.

Gradiente termico

Tutti sanno che quando si va in montagna o quando si va sulla moto, accarezzati dal vento, si può avere freddo.
La variazione della temperatura in quota o come effetto del vento è indicata dal gradiente termico.
Il gradiente termico relativo alla QUOTA, o verticale, è il valore con cui cambia la temperatura dell’aria al variare della quota. In atmosfera standard equivale a 6,5° C ogni 1000 mt. , ma potrebbe discostarsi da questo valore. C’è, in pratica, una diminuizione della temperatura in quanto con l’altezza aumenta la distanza dal suolo, fonte diretta di riscaldamento dell’atmosfera, e inoltre l’aria, alle quote elevate, è più rarefatta.
Se il gradiente è maggiore a 10° C ogni 1000 mt. l’aria è instabile; se è inferiore l’aria è stabile. Se il gradiente termico è negativo abbiamo un’inversione termica (fenomeno di grande rilevanza per esempio nella formazione della nebbia).
Il gradiente termico è rappresentato nei grafici temperatura-quota con una curva detta curva di stato.
Una persona a riposo che si trova esposta al VENTO ha diverse risposte riflesse per contrastare gli effetti della bassa temperatura ambientale. Esse sono:
- la vasocostrizione cutanea
- l’aumento della secrezione di adrenalina
- il brivido
- la pilo erezione (pelle d’oca)
Anche nel caso di esposizione al freddo, come per il caldo, la sola temperatura ambientale non definisce in modo adeguato la condizione termica e i possibili effetti sull’organismo. Il meccanismo che condiziona maggiormente la termodispersione è quello convettivo. Esso dipende dall’esposizione alle correnti d’aria e la velocità del vento, aumentando il meccanismo convettivo, determina una termodispersione termica proporzionale alla stessa velocità. Essere esposti ad un vento di 60 km/h (come succede per esempio andando in moto o sciando) ad una temperatura di 5° C corrisponde ad essere esposti ad una temperatura ambientale inferiore ad oltre -10° C. Questo, ovviamente, è di grande importanza per le parti scoperte del corpo.
Il gradiente termico relativo alla ventosità è -1°/3km.

Grandine

La grandine è un tipo di precipitazione atmosferica formata da cristalli di ghiaccio, generalmente sferici o sferoidali, che cadono dalle nubi cumuliformi più imponenti, i cumulonembi. La grandine si forma se le correnti verticali (ascensionali e discensionali) in un cumulonembo sono abbastanza; in questo caso accade che un primo nucleo di ghiaccio viene trasportato in su e in giù nella nube, e mentre viene trasportato a quote elevate  si fonde con altri piccoli aggregati di ghiaccio e gocce d'acqua per poi ricongelarsi nuovamente e diventare sempre più grande. Quando le correnti non riescono più a sollevare e trattenere i pezzi di ghiaccio perché divenuti troppo pesanti questi cadono a terra. Durante e dopo una grandinata la temperatura si abbassa rapidamente (anche di dieci gradi in mezz'ora) perché il ghiaccio solido per trasformarsi in acqua liquida sottrae calore all'ambiente, con la possibilità a volte di generare trombe d'aria. Generalmente le grandinate non durano che pochi minuti, il più delle volte un quarto d'ora, ma a volte possono provocare gravi danni alle coltivazioni, alle persone o alle case per la consistenza dei chicchi. I chicchi di grandine non hanno tutti un’identica forma. La classificazione generale li suddivide in: sferoidi, ellissoidi, pomi, coni, forme irregolari. Nel processo di formazione, sul chicco di grandine si accumulano strati che non si compenetrano, dando luogo a una struttura “a cipolla”, comprendente strati di ghiaccio opaco e bianco alternati a strati trasparenti. Ciò è indice del ripetuto passaggio del chicco dalla zona più alta - a bassa temperatura – a quella più bassa – a temperatura maggiore -. La forma del chicco è anche un indice della presenza di forti correnti verticali: se questo ha punte o protuberanze significa che le goccioline non hanno avuto il tempo di aderire completamente al cristallo a causa di fortissime correnti ascensionali.

Gruppo

Generalmente si riconoscono vari tipi di gruppo:

  • Il GRUPPO PSICODINAMIOCO o PSICANALITICO, in cui si fa psicoterapia di gruppo, e che ha bisogno di regole e luoghi precisi, conduttori psicoterapeuti ben formati e spesso ben decisi
  • Il GRUPPO IN RIABILITAZIONE , in cui si può arrivare al recupero di abilità sociali anche complesse, di capacità multiple, di competenze
  • Il GRUPPO DI AUTO MUTUO AIUTO, un gruppo tra persone che hanno in comune lo stesso problema e che, nel confronto diretto e immediato con gli altri, sperimentano momenti di condivisione, di solidarietà e di crescita. All'interno del gruppo, ogni persona, che si percepisce inizialmente solo come bisognosa d'aiuto, può sperimentare, invece, di essere una persona in grado di dare aiuto; da soggetto passivo, quindi, diviene soggetto attivo, verso sé stesso e verso gli altri.

Ma...il GRUPPO IN MONTAGNA è qualcosa di particolare, perché, come dice Annibale Salsa, la montagna è uno spazio vitale ed anche un laboratorio di "nuovi" modi di stare al mondo. Questo contesto, esterno da noi e per molti versi "nuovo", perché diverso dall'ambiente solito, soprattutto per chi abita in grandi città, può aiutare la costruzione di una nuova struttura interiore. Il gruppo in montagna, dunque, che contiene elementi della psicoterapia di gruppo, della riabilitazione e dell'auto mutuo aiuto, potremmo definirlo un GRUPPO ESPERIENZIALE. Potremmo definirlo, volendo, anche come un CAMPO esperienziale, oppure una capanna, o ancora un RIFUGIO, che è un luogo in cui riesco a trovare sicurezza, calore, coraggio, raccoglimento. Ascolto la mia voce e quella degli altri, anzi mi sento e sento gli altri. Sono dentro. Oppure il gruppo come il GREMBO di una madre. Il dubbio che ci può venire, portando i nostri pazienti in montagna, è la paura che loro hanno rispetto alla grande sfiducia in sé stessi, la paura di non farcela. Così riuscire a superare alcuni passaggi particolari, raggiungere una meta che poteva sembrare irraggiungibile, vedere che in qualche modo si può riuscire là dove finora si pensava di fallire, rappresentano indubbiamente una forte iniezione di fiducia e di autostima. Ma per far questo serve proprio quello che a prima vista ci può sembrare più ostile: un ambiente esterno e sconosciuto, in cui le parole chiave dovranno essere tranquillità, equilibrio interiore, capacità di pensare a sé stesso, capacità di visualizzare i propri movimenti. Ma ancora prima bisognerà pensare a quello che potremmo chiamare "la capacità di entrare e fare entrare", e cioè la capacità di far posto all'altro. E questo ci porta al contesto dell'ACCETTARE: far posto, accettare, sono parole che riportano ad un processo di trasformazione, che può essere un processo mentale, affettivo e fisico. Una specie di dilatazione del sé a favore dell'altro, come se diventassimo una soglia attraverso cui l'altro può passare. In questo passaggio c'è in gioco l'incontro con l'altro fragile. Quindi accettare, ACCOGLIERE, come rito di un passaggio. Accogliere, che significa ricevere con affetto, acconsentire, comprendere, approvare. Accogliere anche per educare. E poi l'accoglienza porta alla APPARTENENZA: appartenere significa far parte, provenire da..., riferirsi a..., essere di... Il pz. psicotico ha bisogno  di un'esperienza di attaccamento forte. Il senso di appartenenza è un sentimento fondamentale dell'essere umano, è un suo bisogno di base. Appartenenza, come un rito di iniziazione per l'INCLUSIONE - INTEGRAZIONE. Ma dove troviamo tutto questo? Quando andiamo in montagna non siamo soli. Imparare a stare insieme è difficile, ma abbiamo un GRUPPO, impariamo ad appartenerci, a farlo diventare il nostro gruppo.  Un gruppo nuovo in cui ci riconosciamo. Ci permette di trovare uno spirito di gruppo in cui  fattori importanti sono: il senso di appartenenza, la coesione, la continuità dell’esserci e dell’esperienza, la stabilità e il clima emotivo. E il rispetto dell'individualità. Sentire di far parte di un gruppo, di avere dei punti di riferimento, ha un effetto estremamente rassicurante, che si manifesta attraverso un rinforzo delle caratteristiche di coesione, continuità e vitalità, che sono la base dello stato di benessere di ogni individuo. Imparare ad accettare le dinamiche del gruppo in cui si è. Si fa parte di quel gruppo, anche per giorni, 24 ore su 24, e si impara a conviverci. E’ necessario mettere a disposizione del gruppo le nostre conoscenze ed eventualmente  quello che noi abbiamo, le nostre cose. Potremo anche  chiedere agli altri ciò che ci manca (conoscenze e cose materiali). Il gruppo è la nostra risorsa. Nel gruppo nascono processi di RECIPROCITA', che possiamo considerare come un valore morale assolutamente fondamentale, che si riferisce all'equilibrio che si viene a manifestare in un sistema interattivo, un equilibrio tale che ciascuna parte del e nel sistema ha uguali diritti e doveri. E' alla base, quindi della coesistenza, della convivenza pacifica, della giustizia, della legittimità, del rispetto, delle religioni. Dalla reciprocità nascono i diritti degli uomini. Nel gruppo impariamo cos'è la CONDIVISIONE: condividiamo con gli altri le fatiche, l'acqua, i cibi, spazi anche piccoli come una stanza, o un tavolo su cui mangiare insieme; raggiungiamo insieme una meta, possiamo portare a turno i pesi, o uno zaino troppo pesante. Condividere significa prendere decisioni insieme, ascoltare gli altri, fare seguendo non soltanto la ragione, ma anche i sentimenti e l'intuito, esplicitando e favorendo i propri e altrui desideri ed aspettative. Collaborare per raggiungere obiettivi comuni. Quante volte abbiamo acceso un fuoco? Quante volte ci saremo accorti di quanto questo stare attorno al fuoco, questo GIOCO, unisce e rafforza le persone che sono all'interno del gruppo. Le fa parlare, le tiene insieme e fa condividere le esperienze, i problemi, le gioie. Condividendo e collaborando ci si sforza attivamente a venire incontro alle esigenze e ai disagi di qualcuno che ha bisogno di aiuto. Nel gruppo si trova, quindi, uno spazio per conoscersi, confrontarsi, individuare modalità costruttive per fronteggiare momenti di disagio; le persone si impegnano per il loro cambiamento e per quello sociale, in un clima di fiducia e amicizia,  promuovendo le proprie potenzialità attraverso il coinvolgimento personale. E noi siamo vicini, molto vicini. Nel gruppo impariamo a FIDARCI degli altri, ad aiutarli in caso di necessità, come ho letto in una tesina di una tirocinante: "...si aprono spazi di confidenza, di confronto e di racconto di sé..."  In montagna si formano veri PATTI DI FIDUCIA tra il gruppo e la GUIDA, cioè quella figura che con grande competenza e grande sicurezza rende noi competenti e sicuri, e ci conduce sul sentiero. Abbiamo così stabilito un forte legame affettivo con il gruppo. Il gruppo è sentito  dentro di sé, come una presenza emotiva interna, che fa sentire la persona non più frantumata, discontinua, morta, ma  coesa, continua, vitale.   Una volta tornati, attraverso un incontro successivo, con la visione delle foto e dei piccoli video fatti, con il parlare, con il riportare alla memoria, si ha il processo della RESTITUZIONE: riusciamo così a  rimettere insieme i nostri pezzi, fatti di pensieri, agiti ed emozioni che abbiamo vissuto nel viaggio. In questi gruppi, infatti, rimane non solo il ricordo delle attività svolte e che si condividono con gli altri, o delle competenze che si acquisiscono, ma soprattutto delle emozioni e delle sensazioni che si possono provare di volta in volta: gioia, noia, tristezza, calore, vicinanza... Pensate a quale CONTAMINAZIONE CULTURALE  e a quanti SCAMBI di idee ci sono stati in questo processo. E' da qui che possono scaturire nuove energie creative e una mentalità più libera: un processo che potremmo definire di TRASCENDENZA, che va al di sopra di quella che è l'esperienza umana, e che possiamo definire come TRASFORMAZIONE, o ESPERIENZA TRASFORMATIVA.