(ottobre 2016)
a cura di Nicola G. De Toma, Vincenzo F. Scala, Vinicio Ruggiero


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Facilitatore

Chi è il facilitatore?
Il facilitatore è un soggetto, interno o esterno al gruppo definito, che:

• Incoraggia e catalizza la partecipazione delle persone del gruppo alle attività e alla vita stessa del gruppo.
• Valorizza le risorse di ogni persona.
• Offre strumenti per una comunic-azione positiva.
• Aiuta l’espressione e la presa di coscienza in situazioni che coinvolgono il gruppo in modo che le persone sappiano vivere coscientemente le situazioni.
• Comportandosi in modo neutro rispetto ai contenuti, aiuta a destrutturate meccanismi, scelte, comportamenti e contribuisce a costruire collaborazioni più significative e consapevoli.

Le persone del gruppo, comprendendo appieno il proprio ruolo, sono in grado, se lo vogliono, di creare le condizioni per poter vivere e far evolvere al meglio sé stesse individualmente , nel gruppo e lo stesso gruppo.
Nel nostro caso facilitatore può essere anche una persona che sappia di montagna, e non necessariamente una guida alpina, che prenda molto seriamente e molto a ben volere l’azione che svolge all’interno del gruppo e il gruppo stesso, diventandone cuore e motore.
Il facilitatore facilita il rapporto con l’esperto e tra l’esperto e il gruppo.

Fiducia

La fiducia è l'affidamento che si fa su qualcuno e/o qualcosa; è l'attesa ottimistica di qualcosa. E' dare credito, avere stima. E'un'aspettativa generalizzata di persistenza e stabilità del mondo con cui la persona si trova a interagire quotidianamente. E' una sensazione di sicurezza basata sulla speranza o sulla stima riposta in qualcuno o qualcosa. E' un'esperienza emozionale. La fiducia è come un'aspettativa di regolarità e continuità nel comportamento di ruolo e nell'identità delle persone. Riporta all'interiorizzazione di valori comuni. Nella fiducia ci sono aspettative di comportamento cooperativo e 'non opportunistico', di mantenimento degli impegni, di reciprocità non sbilanciata, fino a forme deboli o forti di altruismo che favoriscono attivamente gli interessi della persona. Abbiamo costantemente il desiderio di trovare coloro nei quali possiamo riporre la nostra fiducia in modo da generare un senso di sicurezza. Un elenco di qualità che una persona deve avere per avere fiducia in lui può includere: il comportamento di ruolo tecnicamente competente, l'abilità, l'intelligenza, il coraggio, la credibilità, la discrezione, la sensibilità, il comportamento responsabile rispetto a un mandato, l'autorevolezza, la coerenza, la generosità, l'onestà, l'adesione a certi valori e a certi principî morali, l'amicizia e l'amore. Va sottolineato, però, che la fiducia, per la sua stessa natura di investimento rischioso ed emotivo, mal si presta a una rigida regolamentazione, tanto più se formalizzata. Da un punto di vista dinamico, rapporti di fiducia reciproca, generalizzati, equilibrati, poggianti su basi reali, favoriscono la collaborazione e l'accettazione dei rischi derivanti da una maggiore interdipendenza, come pure la trasparenza nel processo di comunicazione e la chiarezza nelle regole dell'interazione esistenti. Stimolano una spirale virtuosa di intensificazione dei rapporti sociali e rendono potenzialmente più elastico, dinamico e allargato l'intero processo di scambio. La sfiducia e il sospetto alimentano invece processi opposti, dando vita a una spirale socialmente 'viziosa'. Essa estende l'orizzonte temporale del sistema sociale e ne aumenta il potenziale d'azione.
La fiducia cresce come risultato di esperienze positive accumulate con il tempo.
Se qualcuno ti considera degno di fiducia tu accetti anche la responsabilità che ne deriva
Quando qualcuno ripone la sua fiducia in noi, si rende vulnerabile nei nostri confronti attraverso il rilascio parziale o totale del controllo sul risultato.
Questo non viene fatto con leggerezza e non è certo facile.
Tra gli elementi per costruire fiducia ci sono:
la capacità: mostrare in maniera sicura ed ampia la capacità di proporre dei risultati
l'integrità: avere un'etica personale e professionale integra
la credibilità: dimostrare, nel tempo, di avere la giusta competenza, i processi e le metodologie necessarie per il raggiungimento dell'obiettivo
l'empatia: dimostrare di accettare la visione personale e/o professionale dell'interlocutore
l'interesse personale: mostrare di non essere interessato solo al proprio personale successo.

Funghi

Fin dall’inizio dell’ attività, nell’anno 2002, si è unita alle uscite del nostro gruppo una collega del Dipartimento di Prevenzione della nostra stessa ASL, agronoma e micologa (la Dott.ssa Luana Lucioli). La sua funzione è stata ed è quella di illustrare al gruppo gli aspetti più rilevanti degli ambienti che via via incontriamo sul campo, con riferimento particolare ai funghi, di cui è esperta.
E’ per omaggio alla sua entusiastica dedizione all’attività del gruppo che abbiamo incluso questa voce.
Ma anche perché ci consente di introdurre il tema dell’integrazione tra esperienza e conoscenza.
Ci sembra che coniugare la fruizione diretta degli ambienti naturali con elementi di conoscenza degli stessi, possa rendere più ricca e articolata l’esperienza complessiva del gruppo di escursionismo. In questa prospettiva è risultato utile predisporre momenti, in sede, dedicati allo studio e approfondimento di aspetti specifici legati alla pratica sul campo.
I funghi rappresentano un gruppo di organismi viventi, paragonabili a vegetali molto atipici: infatti, a differenza di questi ultimi, sono sprovvisti di clorofilla. Inoltre, differiscono dalla maggior parte delle piante perché necessitano per vivere di sostanze già elaborate da altri esseri viventi, in quanto non in grado di elaborarle o di fabbricarsele da soli.

I funghi, presenze che capita spesso di incontrare lungo i percorsi, almeno entro una certa quota e che suscitano curiosità e interesse per quel loro essere amichevoli, ma anche micidiali; per il loro comparire quando uno non se lo aspetterebbe e rendersi irreperibili quando li si cerca; quel loro alludere al mondo magico delle fiabe.

I funghi, proprio per il fatto che sembra spuntino dal nulla, sul terreno o su tronchi di piante, per l'azione la velenosità di alcuni e per gli effetti allucinogeni di altri, hanno sin dai tempi antichi suscitato la fantasia degli uomini, avvolgendosi in un alone di magia e diventando protagonisti di credenze e leggende popolari.
Alcune credenze vogliono, infatti, i funghi che crescono in cerchio generati dalle danze notturne di streghe o gnomi (c.d. anello delle streghe).
Nella Cina antica, ad esempio, il fungo, ku o chih, era considerato simbolo di lunga vita, magico, divino, e legato in qualche maniera all'immortalità.
Gli Aztechi e i Maya consideravano i funghi allucinogeni "carne divina", per le loro proprietà allucinogene.
Anche nell'antica Grecia, come in Cina, il fungo era considerato simbolo di vita e pertanto divino. Narra, infatti una leggenda, che l’eroe Perseo, dopo un lungo viaggio, stanco e assetato, si poté rifocillare con dell’acqua raccolta nel cappello di un fungo; per questo motivo decise di fondare in quel posto una nuova città che chiamò Micene (dal greco mykés = fungo), dando vita alla civiltà micenea.
Nella civiltà Romana, invece, il fungo, pur apprezzatissimo per le qualità culinarie, diventò anche simbolo di morte, infatti, il termine fungus significherebbe "portatore di morte" (dal latino funus = morte e ago = porto, portare). Sono vari gli episodi tra leggenda e realtà legati alla concezione funesta dei funghi.
Si narra ad esempio che l’imperatore Claudio era così ghiotto di funghi che morì proprio a causa di questi: la moglie Agrippina, conoscendo il suo debole culinario e desiderando mettere sul trono, al suo posto, il figlio di primo letto Nerone, lo avrebbe fatto avvelenare proprio con funghi velenosi.
La mitologia nordica, invece, narra che una volta Odino era inseguito dai diavoli e le gocce di bava rossa che cadevano dalla bocca di Sleipnir, il suo mitico cavallo a sei zampe, si trasformarono magicamente in funghi rossi.
In Siberia, come racconta James Arthur, un etnobiologo di fama internazionale, ‘’gli sciamani usavano e usano il fungo Amanita muscaria come un sacramento religioso'’ ‘’Essi - dice - entrano attraverso un’apertura del tetto e portano questi funghi (allucinogeni) in grandi sacchi'’. Sono vestiti di rosso e bianco, i colori di Babbo Natale, ma anche dell’Amanita, che in Siberia cresce nei boschi di conifere.
(da: http://wikipedia.org/wiki/Funghi ).

Ai funghi, dunque, sono stati dedicati alcuni incontri di studio. Altri hanno riguardato l’avifauna montana, tema curato da una nostra collega infermiera, (Rosella Bivi), come pure i vari argomenti previsti all’interno del corso teorico-pratico di escursionismo (condotto da Mario Rosa).
D’altra parte questi momenti in sede, intercalati alle uscite che, di necessità hanno, al più, una frequenza mensile, consentono di dare continuità all’esperienza, permettendo di evocare i momenti vissuti fuori e alimentando l’attesa delle prossime imprese

Fuoco

Il fuoco è una forma di combustione. La parola è riferita ad un bagliore brillante insieme ad una grande quantità di calore . Le fiamme sono un corpo gassoso che rilascia calore e luce. I)l fuoco si accende quando u7n carburante è soggetto a calore o a un fiammifero o d un accendino, ed è alimentato da successive scariche di energia termica, finché tutto il combustibile non è consumato.
L’uso del fuoco è uno degli elementi che differenzia l’uomo dagli animali. Non è certa la data della sua scoperta. E’ impossibile sapere se l’Hmo Eectus fosse già capace di produrlo a suo piacimento, circa 500.000 anni fa; è comunque ipotizzabile che all’inizio l’abbia preso durante eventi naturali come incendi spontanei nelle savane o causati da fulmini o da eruzioni vulcaniche. Il problema era quello di mantenerlo sempre acceso. In seguito l’Hmo cercò di costruire strumenti adatti alla sua accensione. I modi con i quali si poteva accendere i fuochi nella preistoria si dividono in due gruppi: a percussione e a frizione di legna:

• A percussione consiste nel battere insieme un minerale ricco di zolfo con una pietra molto dura, con questo metodo producevano delle scintille che bruciavano della paglia.
• Quello a frizione di legna consiste nello strofinare insieme due legnetti che, facendo attrito, producono segatura e calore. Alla temperatura di circa 250° la segatura inizia a bruciare.

In campo religioso il fuoco è sempre stato considerato una forza ambivalente, per i suoi aspetti benefici e distruttori. Anche con connotati magici.
Nella mitologia greca il fuoco ha la sua importanza: Prometeo rubò il fuoco all’Olimpo per salvare gli uomini, e per questo fu condannato da Zeus a rimanere incatenato ad una roccia dove un’aquila gli divorava il fegato, che di notte ricresceva.
Nella mitologia romana invece assume importanza Vesta, divinità posta a protezione del focolare domestico. Il culto di Vesta nasce nell'antichità per la necessità di mantenere sempre acceso un focolare in casa per soddisfare i bisogni della comunità e dal quale trassero origine le Vestali, sacerdotesse dell'antica Roma, con il compito di custodire il fuoco nel tempio perennemente acceso.
Nell'antichità il fuoco era rispettato e venerato e la sua scoperta comporta per l'umanità una nuova era: oltre a cucinare i cibi, gli uomini poterono anche riscaldarsi, migliorando il loro tenore di vita.

Elemento unificante per eccellenza, il fuoco ha la forza di tenere insieme le persone, di farle parlare e condividere le esperienze della giornata, i problemi e le gioie.
Tutto quello che riguarda il fuoco è molto importante per un gruppo, in quanto unisce e rafforza le persone che sono al suo interno: il raccogliere legna o rametti secchi, la preparazione di un focolare di pietra, la ricerca di dove fare il focolare, l’accendere il fuoco, il mantenerlo acceso, magari anche il cuocere della roba che poi sarà mangiata da tutti insieme.
Nella civiltà moderna è stato imprigionato e nascosto all'interno delle moderne caldaie ed il suo posto sembra averlo preso, purtroppo, la televisione.