(ottobre 2016)
a cura di Nicola G. De Toma, Vincenzo F. Scala, Vinicio Ruggiero


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L

Limite

Il limite è una linea di demarcazione, un segno visibile o invisibile che indica un  confine, un  tra. Un livello o un punto che può essere raggiunto ma non oltrepassato, un punto di guardia. Può essere un punto di passaggio tra due condizioni fisiche, psicologiche, sociali... Un ambito concreto o ideale. Un concetto sociale di manchevolezza o insufficienza. E' il punto che si avvicina di più ad un qualcosa d'altro da noi, di diverso da noi. Può essere anche il nostro livello interno, più estremo, tra il nostro modo di essere capaci e il non esserlo, di essere presenti e il non esserlo.

Linee guida

Le linee guida sono un insieme di indicazioni, regole, procedure e raccomandazioni sviluppate sistematicamente sulla base di conoscenze valide e continuamente aggiornate, redatto allo scopo di rendere appropriato e di qualità un comportamento o uno scopo desiderato. Sono la base di partenza per l'impostazione e lo sviluppo di comportamenti e modi di operare condivisi, a seconda dello scopo da raggiungere, da organizzazioni di ogni genere nel campo sociale, politico, economico, aziendale, medico e così via. Queste regole, o procedure, portano ad un protocollo condiviso. Con procedura si intende l'insieme di norme che si deve seguire per ottenere un determinato fine. Queste devono essere qualificate da e per un fine specifico, scritte, fornite da esperti della materia; devono avere una sequenza temporale; devono indicare gli strumenti necessari alle azioni, devono indicare i responsabili per ciascuna azione, devono fissare regole di comportamento per ogni azione.

Lupo

Il lupo è uno di quegli animali legati a miti antichi. Il lupo incarna la doppia veste di bestia selvaggia portatrice di morte e distruzione, e al tempo stesso è considerato come iniziatore e portatore di conoscenza. Infatti il lupo non è solo distruttore come si pensava nel medioevo, ma anche guida verso una trasformazione dell'essere. Il terrore che incute questo splendido animale è però antico e universale. Infatti in molti detti il lupo può essere protagonista  di detti o proverbi che ne sottolineano l'aspetto pericoloso e spaventoso: "tempo da lupi", "fame da lupi", "in bocca al lupo!"; oppure sottolineano  la sua istintuale aggressività: "Il lupo perde il pelo ma non il vizio".

In molte civiltà antiche appare come genitore e fondatore e, in quanto tale, è associato all'idea di fecondità. Una delle leggende che noi conosciamo meglio è quella di Romolo e Remo, i gemelli fondatori della città di Roma. Anche i Turchi affermavano di essere stati allevati da lupe - la mitica ASENA, la lupa grigia - e Aristotele racconta che la lupa Leto partorì i gemelli Apollo e Artemide.

Ma quando l'animale, che originariamente era una figura benigna, inizia ad assumere una valenza cattiva? Questo avviene passando da un'economia basata sulla caccia a una basata sull'allevamento del bestiame. Il lupo diventa il predatore delle greggi: è sempre venerato attraverso riti propiziatori, ma inizia ad essere temuto. Il pastore comincia così a temere e a denigrare il lupo, su cui vengono proiettate caratteristiche negative umane, come la cattiveria e la crudeltà. La definitiva demonizzazione del lupo avviene nel medioevo, quando il Cristianesimo (per cui solo l'uomo, tra le creature viventi è fatto a immagine di Dio) ne fa praticamente un inviato del diavolo sulla terra. Ma sopravvivono parti benevole per esempio con San Francesco, cui si deve la conversione del "lupo cattivo" di Gubbio. Nascono così storie di lupi che attaccano uomini dilaniandoli anche nelle loro case. Noi oggi sappiamo che il lupo potrebbe aggredire l'uomo soltanto se affamato o ferito. Ancora più feroce e agghiacciante di questi "lupi cattivi" è la LICANTROPIA: gli uomini trasformati in lupi. La metamorfosi, che nelle culture primitive era un rito nobilissimo di fusione tra l'uomo e l'animale divino, diventa per la cultura cristiana medioevale la forma più bassa di degradazione, l'abbassarsi al livello della Bestia, ossia del diavolo. Il lupo mannaro non è più un sacerdote impegnato in un rito sacro, ma uno stregone che allaccia rapporti col demonio. Il lupo mannaro, così, incarna l'aggressività della razza umana privata di ogni inibizione morale e religiosa: dal medioevo fin quasi ai nostri tempi, gli assassini più feroci, da Gilles de Rais e Jean Grenier (antenati dei nostri serial killers), o divoratori di cadaveri come l'ottocentesco sergente Bertrand, furono considerati lupi mannari.

Alcune note curiose sul LUPO
Il rapporto tra l'uomo e il lupo è sempre stato ambivalente: da una parte terribile nemico, dall'altra animale sacro o addirittura divinità e oggetto di culto. Nell'antico Egitto il dio-lupo Ap-uat esercitava le funzioni di psicopompo, traghettava cioè nell'altro mondo le anime dei morti; in suo onore si praticavano riti cannibaleschi. Nella mitologia nordica I lupi Freki e Geri sono compagni di Odino, mentre il terribile Fenrir, figlio del dio del male Loki, è destinato a divorare l'intero universo nella battaglia finale, il Ragnarok. Più positive dei tenebrosi lupi nordici sono le divinità lupesche dei Celti e dei Greci, legati agli dei della luce Balen e Apollo (Lukos, la parola greca per lupo, ha la stessa radice di luke, luce). Apollo fu partorito da Latona, che aveva assunto sembianze di lupa, e per questo Argo era chiamato Apollo Liceo e aveva potere sui lupi. Positivo è anche il rapporto con il lupo dei Romani antichi: a parte la lupa nutrice di Romolo e Remo, il 15 febbraio si svolgeva la cerimonia dei Lupercali, in onore del dio Luperco (versione romana di Pan), nel corso della quale il sacerdote, vestito da lupo, passava un coltello bagnato di sangue sulla fronte di due adolescenti; questo aspetto della cerimonia era probabilmente derivato da un originario sacrificio umano. Luperco era il protettore delle greggi e il rito era stato ereditato dai Sabini (antenati rurali dei Romani). I Sabini identificavano se stessi nel lupo, animale in cui riconoscevano le caratteristiche originarie di guerrieri e cacciatori. Per I popoli che vivevano di caccia il lupo era un rivale, predatore che si nutriva delle stesse prede, competitore che occupava la stessa nicchia ecologica. Quindi, per avere fortuna nella caccia, bisognava ingraziarsi il lupo, ottenere rispetto e protezione. Il lupo dunque  diviene spirito protettore e totemico, addirittura antenato della stirpe, per popoli disparati come  i Sabini, i Daci, i Germani,  gli Eschimesi, i Mongoli (Gengis Khan si diceva discendente del grande Lupo Grigio) e molte tribù indiane d'America. I Pawnee, ad esempio, chiamavano se stessi lupi, e quando andavano a caccia vestivano pelli di lupo e adottavano nei confronti delle mandrie di bisonti le stesse tecniche di caccia dei lupi.

Alcune note curiose sui MANNARI
La metamorfosi dell'uomo in animale non riguarda solo il lupo, esistono altri animali mannari: nei paesi nordici (America del nord, Europa, Siberia), il lupo divide l'onore con l'orso: I terribili berserkir erano indomabili guerrieri vichinghi invasati dallo spirito dell'orso. In Africa gli uomini si trasforma in iene, leoni, leopardi. I peggiori casi di licantropia rituale sono avvenuti in Africa nel nostro secolo, nel corso di guerre tribali: negli anni Trenta, gli Anyoto, uomini leopardo del Congo, commisero omicidi rituali con cannibalismo; negli anni Cinquanta in Tanzania, un villaggio fu massacrato da uomini mascherati con pelli di leone; nello stesso periodo, durante la guerra per l'indipendenza del Kenya, agirono in quel paese i feroci uomini-leopardo, i Mau-Mau. Ma ci sono anche: ferocissimi cinghiali mannari nel centro Europa, volpi mannare nelle tradizioni giapponesi e persino cattivissimi tassi mannari. Storie e scritti contemporanei, videogiochi e manuali di giochi di ruolo poi ne danno veramente le più fantasiose e distorte interpretazioni e varianti.

Al culto degli animali è associata la credenza nella metamorfosi. Gli sciamani delle tribù siberiane o nord Americane hanno il potere di trasformarsi nell'animale totemico della tribù. Quando lo sciamano, il guerriero (nel caso degli ulfhednar vichinghi) o il cacciatore (nel caso dei Pawnee) si travestono da lupi, "diventano" lupi, assumono le caratteristiche di forza, coraggio e velocità dei lupi. Per le culture primitive non esiste differenza tra mito e realtà, tra sogno e veglia: travestirsi da lupo o sognare di essere lupo equivale ad una vera metamorfosi. E' stata anche raccontata una specie di schizofrenia definita licantropia, melanconia canina o morbo lupino: in questo caso le allucinazioni erano dovute a misture di droghe e veleni (nel '500, lo scienziato Gerolamo Cardano provò le famigerate "ricette lupesche"…non si trasformò in lupo, ma tenne una relazione del suo "viaggio" -un  TRIP allucinogeno). Visioni ottenute tramite cerimonie religiose (sabba compresi), infezioni di rabbia canina, errori giudiziari durante la caccia alle streghe nel '500/'600 e altro ancora fanno sì che ci chiediamo se I lupi mannari non siano veramente esistiti. Più brutale del vampiro, decisamente più solido del fantasma e, a differenza di loro, sanguignamente vivo, il lupo mannaro incarna l'aggressività della razza umana privata di ogni inibizione morale e religiosa. Il suo lato malvagio e bestiale non è quello del lupo, ma quello dell'uomo. Come diceva il filosofo Hobbes: Homo, homini lupus, è' l'uomo il vero predatore del suo simile.